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BEN FROST Live@C(H)ORDE 28 gennaio 2012

BEN FROST Live@C(H)ORDE

Chiesa Evangelica Metodista di Roma
Via XX Settembre 123Rome, Italy

Suggestiva location per questa performance romana di Ben Frost. 
La Chiesa Evangelica Metodista di Roma si è rivelata come una struttura suggestiva e inaspettata, mostrando al pubblico le sue architetture sobrie e austere tipico riflesso della cultura protestante che si distanzia dal mondo cattolico, oltre che nell'assenza di immagini , per l'apertura culturale verso il mondo anche quello musicale.

L'artista australiano ha eseguito una performance ininterrotta di circa un'ora e mezza con l'ausilio di un computer e di una chitarra elettrica proponendoci una serie di tracce interconnesse tipiche del suo repertorio fatto di ambient noise, di strutture ritmiche essenziali e spezzate, di cellule melodiche e loop minimali, di sferzanti barriere di suono e di noises elettronici.
La successione dei brani è stata ovviamente un alternarsi di momenti di delirio timbrico a rarefatti momenti in cui prevalevano suoni discreti, per nella loro acredine timbrica, o loop ambientosi ma sempre solennemente dark.

Con la sua chitarra in feedback ha rafforzato le cortine elettroniche sferzanti che caratterizzano il suo sound, una musica che privilegia ondate di suoni al limite della distorsione, pochi strati essenziali di timbri digitali. 
Autore pubblicato dalla Bedroom Community, Frost rappresenta la nuova generazione degli artisti digitali, alieni dalle ritualità del rock o del post-rock, figli della manipolazione del suono attraverso i computer.

Sono più di venti anni che la nuova musica elettronica, quella figlia dell'ondata house techno di Chicago e Detroit della fine degli anni 80, imperversa nel mondo industrializzato, in paesi come l'Italia costretta nei pertugi dell'underground, le nuove generazioni di artisti formatisi sui dischi dei primi anni 90 è ormai presente nel mondo discografico e delle performance live e ci presenta i nuovi territori dell'esplorazione sonora.

Ben Frost è uno di questi, e per quanto si cerchino paralleli con il punk o il metal tentando di ricollegare tutto al rock, come questo fosse il magma primigenio di ogni cosa, si tratta di una forzatura assolutamente senza senso.

A valle della performance di Frost si sono esibiti Opium Child che malgrado una certa complementarità sonora dovuta ad un ampio uso della distorsione, si sono manifestati come il polo opposto dell'australiano. 
Laddove Frost era completamente interno alla manipolazione digitale del suo Apple gli Opium hanno invece utilizzato solo macchine analogiche, a discapito della stessa stereofonia producendo un sound oscuro e industriale, essenziale, semplice ma suggestivo.







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