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May 11th 2012 SignofSound @BeBoop Jazz - Club h 22.00 ROME


FABIANA YVONNE LUGLI MARTINEZ


Italo-Peruviana, nasce in Perù il 28-11-1973. Ballerina di danza classica e contemporanea, si diploma presso lo storico “I Liceo Artistico” di via di Ripetta in Roma. Dopo aver frequentato l’ Accademia di Belle Arti di Roma nel 1998 si trasferisce a New York dove si forma come pittrice collaborando con gallerie d’arte come la Monique Goldstrom e la Soho Editions per cui esegue opere su ordinazione. Nel 2000 ottiene la prima personale presso la Montserrat Art Gallery (Soho-Ny). Stimolata dall’ambiente musicale neyorkese legato indissolubilmente alla figura del celebre chitarrista Pat Metheny ed al suo gruppo, inizia a sviluppare il rapporto musica-danza-pittura in movimento. Nel 2001 a Berlino approfondisce, in veste di danzatrice, la ricerca sull’interazione tra le arti sceniche collaborando con il coreografo Felix Rukert, ex-ballerino della compagnia di Pina Baush.

E’ proprio a Berlino che inizia a sviluppare concettualmente le idee scenografiche che caratterizzeranno il suo stile pittorico futuro. A Roma, nel 2003 espone presso il “RipArte” alcuni dei lavori presentati nella storica Galleria d’Arte “F.Russo” ed esegue per la compagnia de “Il Balletto di Roma” le scenografie de “ Il Don Chisciotte”, con Andrè De la Roche. Lo spettacolo che debuttò a Roma presso il Teatro Sistina dando il via ad una lunga tournee nazionale è tutt’ora in scena nei più noti teatri del paese. In seguito a quest’ultima esperienza nasce il progetto di ricerca artistica SignofSound. Nel 2004 inizia la pratica sperimentale che nella messa in scena della performance SignofSound concretizza il linguaggio multidisciplinare fondato sull’improvvisazione tra musica, danza, pittura e video arte.
In questa sua nuova veste, la performance si adatta naturalmente ai diversi contesti in grado di ospitarla, luoghi come gallerie d’arte, festival jazz, di teatro-danza e di arte visiva.
“SignofSound è un’esperienza multisensoriale che si costituisce come un evento collettivo”. 

Nel 2005 si esibisce a Roma con Antonio Sanchez e Gregoire Maret entrambi membri del Pat Metheny Group. Un anno dopo presso la RushArtsGallery New York si esibisce con i musicisti Vinny Valentino, Willard Dison, Matthew Parrish, Dario Boente. Tornata in Italia nel 2006 presenta SignofSound con il Carla Marciano Quartetal Jazz Festival di  Villa Celimontana. Con Javier Girotto e gli Aires Tango inaugura il Viterbo Jazz Festival, successivamente presso l’Istituto Svizzero di Roma si esibisce con Gregoire Maret (musicista) e Daniele Jost (video artista).
Collabora attivamente con gli artisti figurativi Angelo Bellobono e Matteo Basilè alla realizzazione della video performance SignofSound. Nuovamente a New York nel 2009 presenta lo spettacolo all’ Istituto Italiano di    Cultura con Matthew Garrison approfondendo così il concetto sinestetico (Surround Sound) di contaminazione tra suono e immagine in movimento. Nuovamente a Roma nel 2011, conferma la storica collaborazione con Maret esibendosi con il Gregoire Maret Quartet (Federico Gonzalez Pena, Reggie Washington e Clarence Penn) presso l’ AlexanderPlatz , storico jazz club della capitale. Attualmente in scena con Michael Rosen sax, John B. Arnold drums & ENTROPIA electronics, chiarisce definitivamente il concetto di performance multimediale e multisensoriale-sinestetica che ha come sintesi la concettualizzazione di interazione e contaminazione tra le  arti sceniche e che attraverso il seminario di interazione offre lo spunto per una visione totalizzante dell’ opera. L’arte nelle sue forme espressive cerca così di emanciparsi dai generi e tende ad accerchiare i partecipanti trasportandoli al centro di un’esperienza sensoriale che nella sua ritualità collettiva trasforma le percezioni dello spettatore rendendolo complice dell’opera nel suo divenire. 


Cervelli in fuga, a volte ritornano...Le curiose avventure di 
Fabiana Yvonne Lugli Martinez




Massimo Nunzi - 25 giugno 2011
Mi capita di incontrare le persone per caso, raramente le cerco.
Quando hanno storie interessanti, come in questo caso, ve le racconto.

Meet: Fabiana Yvonne Lugli Martinez

Cosa sei artisticamente parlando, come ti definisci?
Artisticamente parlando sono un ibrido, “in between”
come dico sempre io, a metà tra la danza e la pittura.
Nasco come danzatrice classica e contemporanea
ma poi mi sviluppo nella pittura per poi, in fine,
identificarmi a metà tra questi due mondi
riuscendo ad esprimere me stessa anche
grazie alla musica che lega il tutto, sempre.

Il progetto SignofSound dove nasce?
Il progetto SignofSound nasce concettualmente a New York City nel lontano 2000.
Essendo io, stata coinvolta dal mondo jazz emergente della grande mela di allora,
subisco una deformazione nel pensiero e nel concetto artistico
grazie agli infiniti input della musica con cui sono venuta a contatto
attraverso i suoi rappresentanti quali Antonio Sanchez, Danilo Perez,
John Benitez, Gregoire Maret, David Sanchez
e tanti altri…Inizio a “vedere” le mie immagini pittoriche in movimento.
Le mie immagini (inevitabilmente legate per natura alla spazialità attraverso la danza),
iniziano a fondersi con la musica seguendone le dimaniche musicali.
Tutto questo si verificava in quanto tale era la densità inarrestabile
dell’input ricevuto durante le prove e lo studio dei concerti ai quali
partecipavo in qualità di osservatore ed uditore.

A quale pubblico si rivolge?
SignofSound si rivolge per natura propria a tutti coloro che hanno
curiosità nel comprendere il “linguaggio non verbale fatto di percezione dell’altro”…
Si parte dal professionista che si occupa di interazione ed improvvisazione
come danzatori, musicisti, attori, sino ad arrivare ai video artisti
ed agli allestitori scenografici per via della novità della tecnica pittorica utilizzata.
(Corso di scenografia presso l’ Accademia di Belle Arti di Roma).

Pensi che l'improvvisazione "estemporanea" sia ancora un modo stimolante di fare musica?
Ne son certa. Soprattutto grazie alla contaminazione attuale dei mezzi di comunicazione.
Oggi, attraverso l’uso della tecnologia possiamo fornire una nuova elaborazione, come dire
gli ingredienti non cambiano, ma cambia il modo di miscelare il tutto. Attraverso
il mondo digitale possiamo reinventare il modo di fare musica e spettacolo.
Nel mio caso lo sforzo è quello di interpretare una realtà che tende sempre
più alla tecnologizazione restando attaccati ad un mondo per così dire ancora
“analagico”, fatto di emozioni espresse attraverso il gesto corporeo
e la matericità della pittura ad olio…E’ incredibile come un solo “nuovo”
elemento possa proporci infinite nuove strade da percorrere.
Mi riferisco nello specifico alla mia materia chiaramente,
dove l’improvvisazione estemporanea ne rappresenta
l’identità stessa della ricerca artistica.

Hai mai pensato di chiedere a compositori di musica "colta" di realizzare i tuoi progetti?
Il mio è un percorso fatto di piccoli steps, che uno dopo l’altro mi hanno
portata a scoprire e comprendere mondi affascinanti e strutturati
nei quali silenziosamente ho inserito me stessa, grazie ad una
metamorfosi trasformativa durata anni. Ho avuto la fortuna
di essere illuminata da grandi coreografi, scenografi, musicisti classici
e jazz che mi hanno guidata in questo percorso. Io, ho seguito
la strada tracciata da costoro, con rigorosa serietà consegnando
me stessa alla conoscenza di questi personaggi per i quali nutrivo
un profondo e sincero senso di rispetto. Chiedere ad un compositore
di musica colta di realizzare il mio progetto è per me un punto di arrivo.
Sarebbe un grosso traguardo riuscire a farlo, nonché un onore.

Dove stai allestendo i prossimi lavori?
Sono da poco rientara da New York dove passo parte dell’anno
sviluppando SignofSound  collaborando ormai da qualche anno
anche con l’ Istituto Italiano di Cultura (il quale, tra l’ altro, ha concesso
il patrocinio per l’utilizzo del logo per promuovere il progetto presentandolo anche presso il Guggenheim Museum).
Ho appena presentato il Seminario di Interazione tra le Arti Sceniche presso
l’ illustre Casa del Jazz di Roma. Prossimo appuntamento Macro con
l’ Accademia di Belle Arti di Roma con cui collaboro da più di 6 anni
attraverso la cattedra di scenografia del Prof. Paolo Ferruzzi
e da un paio d’anni come docente esterna rilasciando
crediti formativi ai ragazzi del corso di scenografia
per via della novità della tecnica utilizzata,
(Tecnica in sottrazione che libera luce reitroilluminata),
nonchè anche con l' Accademia Nazionele di Danza
sempre per i seminari di interazione sulle arti.

Come contatti i musicisti, li conosci già o ricevi proposte di collaborazione?
Di solito accade grazie al passaparola o casualmente.
Direi anche che non è un caso se alcuni musicisti si incuriosiscano.
Capita di esser contattata via internet. Le vie della tecnologia
sono davvero infinite e piene di sorprese! Credo però che l’esser contatta
sia parte di un processo di identificazione. Un’identità propria comune
a tutti questi esseri umani che rende “riconoscibile” il terreno condiviso
e condivisibile all’interno della performance SignofSound.
Un musicista che protende naturalmente verso l’espressione di se stesso attraverso
“l’improvvisazzione e la contaminazione” del linguaggio espressivo (sinestesia),
si sente “naturalmente o curiosamente” attratto per quel
che ho potuto orgogliosamente notare in questi anni.
Io non faccio altro che proporre un “modo” ed essi incredibilmente rispondono.
Mi è addirittura capitato di notare curiosità enorme da parte di musicisti come Pat Metheny,
in quel caso ho compreso che non si trattava di me e del mio lavoro ma di un mondo comune a tutti noi.

Con chi dialoghi per realizzare i progetti? Enti pubblici o privati? Hai difficoltà?
Il primo dialogo è tra artisti o “ricercatori artistici” come amo definirli io.
Musicisti, danzatori, video artisti, pittori, attori improvvisatori etcetera…
il mondo virtuale ci aiuta molto in questo. La tecnologia ci rende tutti più vicini e
soprattutto è più facile il “riconoscimento”. Una volta trovato il terreno comune
ci si struttura nel “corpus” e questa debbo dire è la parte più intensa e piacevole,
poi, ci si rivolge a tutti coloro che ne possono essere interessati partendo
dagli enti pubblici sino ad arrivare ai privati. I canali si son formati via via negli anni.
Le difficoltà sono sempre molteplici ed addirittura quasi infinite alle volte,
ma la voglia di fare la vince su tutto! E’ davvero incredibile avere il
riscontro nello sforzo collettivo di tutti i membri che partecipano di volta
in volta, ed ecco dunque, una volta ancora, la mia presa di coscienza.
Non credo affatto si tratti esclusivamente del “mio progetto”,
bensì di un terreno comune facente parte dell’identità più profonda di tutti coloro che si avvicinano.
SignofSound è davvero un progetto che unisce tutti coloro che “sentono quel mondo”,
pubblico compreso e, tutto ciò è davvero toccante e commovente.
Potrei parlarne per ore, in questo caso sintetizzo tutto dicendo solo “comunicazione
non verbale fondata sulla percezione dell’altro”…
In fine, l’ Italia in questo periodo mi sembra assai più pronta a ricevere
un progetto di questo tipo lo dimostra il fatto che la performance
è attiva dal 2005 negli Stati Uniti e da un paio di anni a questa
parte assai più richiesto anche qui da noi. Il grande pubblico è pronto a
cogliere nuovi linguaggi ed è affamato di nuove forme espressive contemporanee.
Urrà!

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